“Ho trasmesso questa passione a mio figlio”
“Sognavo di guidare autobus fin da bambino”
“A volte un sorriso può fare tanto”
Per me passare dal camion all’autobus è stato un salto di qualità: è un lavoro ricco di relazioni, e poi c’è anche da dire che per molti versi è più confortevole, ‘pulito’. Ogni mattina, quando mi alzo, la cosa più bella è sapere che dopo 35 anni posso ancora incontrare la comunità che ho visto crescere, le vecchie e le nuove generazioni, conoscerle ed esserne conosciuto. Certo, quello dell’autista non è un mestiere con il solito orario d’ufficio: ci sono i turni nei fine settimana, quelli serali. Ma è assolutamente possibile organizzarli in modo da non rinunciare mai alla famiglia e al tempo libero, anzi. L’importante è metterci la passione, la stessa che ho trasmesso anche a mio figlio.
Mio padre mi portava sui bus fin da bambino. E già da allora, con mio fratello, amavo giocare all’autista: coi pennarelli facevamo i cartelli con le destinazioni e poi ci mettevamo a giocare coi cuscini come fossero volanti, simulando la salita e la discesa dei passeggeri. Anche allora amavo fotografare tutti i mezzi che guidava papà; e ora colleziono le immagini di quelli che guido io… Certo, quando cresci capisci che questo mestiere richiede anche tanta responsabilità: i passeggeri non sono sacchi di patate, nel traffico occorre fare attenzione. Ma è un mestiere coinvolgente, che ti permette di familiarizzare con tutti, di fare piccoli gesti per ognuno: a volte anche solo un sorriso può fare tanto.